Si scrive Dish-Is-Nein ma si dice Disciplinatha. Avete capito bene, sono proprio loro. Freschi di un EP che disintegra benevolmente le ossa e l’animo, ve li ritrovate su queste pagine come se fosse una cosa normale, e come sempre l’abbiamo fatto per voi, ma più che altro per noi. Peace.
“La gioventù ad oltranza, un’altra malattia senile”. Siete spietati con i finti giovani, sembra, ma dei giovani giovani che ne pensate? Qual è la loro malattia?
(Risponde Dario Parisini) Non ho un contatto tale con le ultime generazioni da poterne soppesare eventuali mali, ciò che mi appare è che rispetto alla mia, ereditiera di mentalità di frattura del tardo XX secolo, mi paiono una generazione pacificata. Salvo evidenti disfunzionalità familiari, sono ragazzi che stanno bene in famiglia, non hanno conflittualità e incomprensioni insanabili che vertano allo scontro. Condividono alcuni dischi sacri dei genitori e non sentono la necessità di esprimere una propria cultura differente da chi li ha preceduti, o addirittura conflittuale. Tutto ciò, credo che dal microcosmo familiare trasli anche al macro del sociale. Lo trovo positivo anche perché, diversamente, alcuni vetero pruriti troverebbero spesso alveo in canali demenziali, grotteschi e regolarmente strumentalizzabili da forze nazionali e sovranazionali, come abbiamo tristemente assistito nell'ultima campagna elettorale da parte di sacche isteriche e folkloristiche che nulla hanno da condividere nel secolo in cui vivono. Di contro le ultime generazioni mi paiono un po’ ingenue, ovvero gli è stato consegnato un mondo che non è come credono.
Spero sviluppino anticorpi.
Ascoltando il vostro EP viene fuori uno struggimento che non sembra cedere alla nostalgia: emerge una sorta di consapevolezza dell’esule. Nella vostra visione è così che dovrebbe sentirsi oggi un occidentale assennato, un po’ esiliato?
(Risponde Marco Maiani) La globalizzazione imperante assume come strategia globale quella di ottenere un appiattimento culturale, una omogeneizzazione delle culture, un grigio melting pot dove risulta più facile imporre format e modelli di pensiero in cui veicolare prodotti di ogni tipo. Gli stessi social, operando a livello globale, impongono piattaforme che plagiano la forma mentis dei più giovani che per loro natura saranno più propensi ad amplificare la tendenza globalizzatrice. Anzi li fanno sentire coglioni se rimangono in una dimensione “provinciale”. Come risultato abbiamo le identità nazionali e locali sotto pressione, con larga parte della popolazione entusiasticamente convinta che sia davvero l'unica via omologarsi, l'integrazione come unica via, una volta si diceva per il progresso. Un occidentale sensibile a certi temi può certamente sentirsi esiliato dalla propria cultura e dalle proprie radici.
In passato siete stati molto criticati per il vostro modo di porvi, mentre oggi negli ambienti underground per gli stessi motivi siete addirittura osannati. È davvero tutto oro quel che luccica? Oppure vedete un allineamento al ribasso – in senso conformistico – anche nei media più indipendenti?
(Risponde Dario Parisini) Personalmente non ho il polso di come siamo percepiti oggi. Noto dal tipo di interviste che ci vengono poste, che finalmente oggi siamo più facilmente leggibili, decodificabili nella nostra comunicazione. Se siamo osannati non ne ho idea, ma passare dal tempo in cui siamo stati obbiettivo di attentato stile BR, a esser osannati o peggio sopravvalutati, beh, umanamente non può che farci piacere. Artisti non facili ok, masochisti anche no...
Si scrive Dish-Is-Nein ma si dice Disciplinatha, perfetto. Nel vostro percorso storico e creativo sono stati più preziosi gli elementi di continuità o quelli di rottura? E in particolare questo EP ha più a che fare con la continuità o con la rottura?
(Risponde Marco Maiani) Disciplinatha non ha mai scritto un disco uguale a un altro. È una caratteristica della band. Non ci siamo mai seduti sugli allori di un qualche tour ben riuscito, anzi Disciplinatha nel 1997 ha cessato di esistere quando ha capito di non avere più nulla di nuovo da dire nonostante la buona stagione di concerti e la discreta notorietà. Si può però a mio avviso cogliere un filo conduttore nella evoluzione delle produzioni, in cui si interseca ricerca musicale e contenuto. Si può quindi dire che Dish-Is-Nein è sicuramente di rottura, pur restando nella continuità di un percorso che non ha mai risparmiato sorprese.
C’è molta Germania musicalmente parlando in Dish-Is-Nein. In questo senso vi considerate una scintilla rara (rarefatta o isolata) o parte di un incendio, magari europeo, prossimo a divampare?
(Risponde Cristiano Santini) Ti dirò, durante la produzione dell’album, avevo in testa un sacco di roba, riferimenti, suoni… ma poche “arie germaniche”. Poi, in realtà, una delle cose veramente impagabili della musica è che le persone possano trovarci dentro i riferimenti più svariati, questo per dire che probabilmente hai ragione tu. Dubito possa divampare un incendio globale a livello europeo, perlomeno il tipo di incendio che intendi tu… d’altro canto non ho la presunzione di pensare che Dish-Is-Nein possa considerarsi una scintilla rara. Ho però la convinzione di aver fatto, inteso come band ovviamente, un lavoro importante.
Vogliamo vedervi in live, ma leggendo delle interviste qua e là sembra che la cosa non sarà facilissima. Perché? Qual è il contesto ottimale per un live dei Dish-Is-Nein?
(Risponde Cristiano Santini) Dish-is-Nein presenterà in anteprima nazionale l’album omonimo in occasione della prima edizione del Neuropa Festival che si terrà a Bologna il 27 e il 28 aprile prossimi venturi. Fatta questa doverosa premessa, è vero che al momento non ci sono altri show previsti nell’immediato futuro; i motivi in realtà sono abbastanza semplici: con questo album abbiamo voluto riappropriarci della migliore verve comunicativa che caratterizzò i primissimi lavori dei Disciplinatha. Quindi non solo musica e parole… ma anche immagini. Il concerto che presenteremo a Bologna il 28 aprile sarà grandioso da questo punto di vista; è altresì chiaro che sotto a determinati livelli qualitativi non vogliamo scendere. Portare in giro uno show strutturato attorno a un’importante componente multimediale comporta costi elevati. Non è affatto detto che un promoter decida di accollarsi il “rischio d’impresa” per un nuovo progetto “costoso” come quello che stiamo mettendo in piedi… perché di questo si tratta. Il fatto che i D-I-N siano tre quarti della prima formazione originale dei Disciplinatha credo oggi sia irrilevante. Non siamo i Disciplinatha, punto. Inevitabilmente non abbiamo lo stesso hype, come si dice oggi giorno. Oggi una buona parte dei promoter (per non dire la quasi totalità), per capire se possa aver senso pagare una determinata cifra per avere nel proprio locale una determinata band, si affida al numero di visualizzazioni che questa ha su YouTube, o su quanti followers ha su Instagram. Noi sul tubo non abbiamo video (solo roba vecchia dei Disci), su Instagram abbiamo aperto un account tre giorni fa, in compenso abbiamo una rassegna stampa spettacolare, ma oggi è carta straccia, questa è la (triste) verità… l’andamento delle nostre vite, e soprattutto delle nostre scelte, legati a doppio filo a un merdoso social. Sono vecchio? Sì! Orgogliosamente senile!
Bannati da Spotify… La cosa vi fa sorridere, vi dà rabbia o cosa?
(Risponde Dario Parisini) Non ci fa né sorridere né tantomeno irare, anzi conferma semplicemente la nostra narrativa di sempre, e oggi sempre di più: il Re è nudo, le democrazie terminali e oligarchiche fondate sulla narrativa della libertà indica di discriminare artisti non allineati o semplicemente potenzialmente equivoci.
Che altro, ogni regime ha i propri tabù.
Un giorno, caduta l'America e i suoi vassalli, una potenza come la Cina magari ci bombarda per allineare il nostro sistema al loro, come noi occidentali facciamo dall'89 in giro per il globo.
Grazie per la disponibilità. Un saluto dalla Redazione di Underground X!
Grazie a voi!
Paolo Lubinu
Recensione EP Dish-Is-Nein
www.dish-is-nein.org
Per chi volesse approfondire è disponibile la biografia della band su www.tsunamiedizioni.com/