Ronin – Bruto Minore, CD
Black Candy Records, 2019
Postrock, slowcore
Ascolta il brano: Oregon
È uscito lo scorso 16 settembre il nuovo album dei Ronin: Bruto Minore.
Dopo due anni di pausa (e venti dalla prima formazione!) la band capitanata dall’eclettico Bruno Dorella (OvO, Bachi da pietra) si presenta con una nuova line up, che vede l'entrata di Nicola Manzan (Bologna Violenta) alla chitarra e violino, Roberto Villa al basso e clarinetto e Alessandro Vagnoni alla batteria.
Bruto Minore è il sesto dei canti di Giacomo Leopardi, nel quale sono narrate gesta eroiche a cui i Ronin si sono ispirati nella creazione di questo album. La tematica ruota intorno alla sconfitta e alla scelta per l'uomo virtuoso di percorrere la strada del suicidio piuttosto che soccombere a un crudo e insensibile destino.
Abbiamo in ascolto otto track originali e una cover – Tuvan Internationale degli Hun-Huur-Tu – in cui riecheggiano le care e storiche atmosfere cinematiche, come vuole la cifra stilistica di Dorella, con sonorità che in alcuni casi rimandano a visioni asciutte e desertiche dell'immaginario western.
L'album, tra l'altro registrato in analogico, apre con Capriccio e si intende sin da subito che tipo di prodotto abbiamo alle orecchie. Il sound è ben solido, retto da un'ottima capacità di condurre le frasi musicali con spiccata personalità, in un connubio di post rock, folk (oserei dire Mediterraneo) e desert blues, ma dove il tutto risuona armonicamente classico.
Degne di menzione – anche per gusto personale – le tracce: Oregon, Ambush e Wicked (primo singolo di cui anche un videoclip diretto da Massimiliano Rassu), cariche di fascinazioni misteriche.
Nella traccia Bruto Minore, invece, si percepisce un climax di carattere narrativo e l'impasto sonoro scava in un retaggio punk dalle venature black. Nessun cantato, dunque. Il disco è interamente strumentale, ricco di pathos e estremamente delicato, ma lascia spazio a un groove dove la musica si fa linguaggio evocativo.
Al di là delle definizioni, è come se Dorella e company percorressero una scala a chiocciola che punta dritta verso il cielo, perché si sa che da lassù l'ipnosi è certa.
Vent'anni di istituzione, mai un passo falso e un ritorno che mantiene un livello altissimo.
Ottimo disco.
Tanti auguri alla band, ora in tour per la presentazione di questa chicca.
Francesca Buffoni