Recensioni



Luz – Encelado / Vinile, CD
Auand Records / 2019
Jazz, Strumentale
Ascolta il brano: Soyuz!


Encelado è il gigante figlio di Gea e Urano che fece guerra agli dei dell'Olimpo nonché uno dei 64 satelliti di Saturno ed è il titolo del secondo album dei Luz. Il trio romano formatosi nel 2011 dimostra di aver ben maturato il frutto dell'esperienza che per alcuni anni li ha visti suonare in giro per l'Europa  partecipando a festival, trasmissioni televisive e radiofoniche e realizzando colonne sonore per diversi documentari e cortometraggi.
La narrazione musicale dell’album si districa fra creature mitologiche, terra e cielo, scienza e magia, deserti e spazi siderali in un connubio di jazz, folk e blues con scenari aperti allo smarrimento umano, ma anche alla ricerca e alla contemplazione.  La prima traccia, Soyuz!, è un’ode alla cosmonautica sovietica, in Chullachaqui incontriamo i demoni senz'anima dell'Amazzonia, per poi arrivare al deserto arido del sud America di Atacama e alle suggestioni cosmiche di Hum. Ground Control, invece, è un omaggio del tutto personale e stravolto all'interstellare Bowie di Space Oddity, per il suo quarantesimo anniversario e ben si colloca all'interno del concept.
Encelado è un disco interamente strumentale in cui risaltano le doti tecniche dei ragazzi, che giocando ruoli di improvvisazione tra batteria, contrabbasso e chitarra elettrica, si divertono a smontare e rimontare brani su linee melodiche circolari e oscillanti, tra mood frenetici e soft con sonorità vintage e sperimentali idealmente influenzati da Bill Frisell, Ry Cooder, Guano Padano, con cenni visionari alla Pink Floyd. Toccante la traccia  di chiusura, Fricus, una danza al tramonto dalle atmosfere intime e nostalgiche al sapor di bolero.
Una combinazione di significati riflessa anche nella copertina: Tres hombres con sillas del pittore cileno Martinez Bengoechea a cui è dedicato il brano, Bengoechea.
A proposito, Luz, oltre a voler dire luce, in ebraico sarebbe quell'ossicino immortale che gli antichi saggi credevano posto all'estremità della spina dorsale del corpo umano.

Daniela Dark

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