Capside – Tous les héros / CD
Autoprodotto – 2018
Prog
Ascolta il brano: Tous les héros
Da oltre 20 anni sulla scena, i Capside si elevano rispetto alla pianura statica delle proposte musicali e sbocciano sulla collina del rock progressive, quello delle grandi band anni ’70. Convinti ma non arroccati sulle loro posizioni autorali, subiscono influenze funky e jazz e trovano un "dippiù" che fa la differenza. Il loro nuovo album Tous les héros arriva nove anni dopo Capsidea, Sanremo Rock è uno dei loro attuali orizzonti. Il loro nome è garanzia di qualità: la nicchia li ama, ma il messaggio è forte e può pervadere ampi spazi d’ascolto.
La title track, bella intro instrumental, non stanca perché varia lungo una strada mai diritta e scontata, ma anzi ricca di tornanti percorsi da un fiume in piena su cui far (s)correre le note. Richiama, non imita, cresce bene in un finale a spirale.
Il mare dei messaggi: l’attacco del pezzo che attacca subito il sentito e non si stacca è cullato da un arpeggio convincente. L’ingresso e il riproporsi della voce femminile è efficace, si incastra bene sulla trama tessuta su spartito dando spazio all’assolo di chitarra ed evolvendosi in psichedeliche – gradevoli – divagazioni fra crescere e decrescere del pathos. Ulisse restò incantato dalle sirene. La storia si ripete?
La casa e il ciliegio si fa annunciare da un temporale, poi parte sparata e accelera prendendosi la scena: la voce di Valentina Casu danza fra le corde vocali e quelle degli strumenti che l’accompagnano. Bella la prova e buono l’impatto.
Jasmine: i suoni d’apertura riportano indietro a una narrazione antica velata di fiabesco, ai colori che caratterizzano una storia a caccia della libertà; delicata, intensa e raccontata mentre prende forma, fra note e parole.
Ideogramma prende fiato e spinge sul jazz, il sax vale il prezzo del biglietto. Il brano si immerge nella fusion per riemergere, comunque, nel mare del rock progressive che sommerge l’intero album. La proposta funziona perché ancora una volta non segue un copione. Spiazza senza sconvolgere.
Silenzio è un brano apparentemente asimmetrico: costringe l’orecchio a seguire varie direzioni ma alla fine riesce ad adattarsi a un gusto unico pur variando spesso il tema. Altro giro, altra roba che forse poco c’entra ma la connessione agli Architecture in Helsinki s’accende.
Uomini della città è un altro bagno di progressive strumentale, stavolta conclamato. La prog non ha l’esclusiva, sono diverse le incursioni e le contaminazioni, ma mantiene forte e intatta la sua essenza con i Capside gelosi, orgogliosi ed estrosi guardiani a difesa dello scrigno aperto all’ascolto.
Principessa della notte: ancora un passo indietro nel tempo. Una ballata quasi epica e medievale nelle sue sfumature e non certo nell’approccio musicale che invece, modernamente retrò, funziona ancora una volta e trova nel cantato un’armoniosa guida alla scoperta del pezzo.
Tàtari tzentrale: 7’15” di incessante inseguimento che, fra momenti di quiete e vertiginose accelerazioni del ritmo, ci avvolge inesorabile senza lasciare scampo. Una firma chiara e leggibile che lascia il giusto spazio all’immaginazione dando chiare indicazioni sull’intenzione. E salde certezze sulla tecnica.
John McSun
Line up:
Valentina Casu - voce
Martino Faedda - chitarra
Manolo Ciuti - basso
Roberto Casada - batteria
Giovanni Casada - tastiera