Mildred – Il colore degli inverni / Cd
Libellula – 2018
Alternative Rock
Ascolta il brano: Je Suis Figaro
Secondo album in studio per i Mildred, Il colore degli inverni, uscito lo scorso novembre sotto le ineccepibili cure del producer Maurizio Pinna.
L'ascolto di questo disco mi ha riportato indietro negli anni, alla primissima adolescenza, a quei pomeriggi passati a guardare MTV o The Box (quel programma dove potevi scegliere il videoclip da mandare in onda chiamando dal telefono fisso di tua nonna) quando l’attenzione per la musica era una vera e propria esplorazione tra una miriade di suoni e sogni: la scelta del genere preferito, sonorità, testi da tradurre e di corsa in edicola a comprare Rolling Stone. Chi di noi non è passato per l'Alternative Rock americano, e chi ancora non ci sguazza anche solo per nostalgia, o perché passa in radio? Ed ecco, appunto, “Il colore degli inverni.
Ci sono voluti due anni di lavoro per questo disco; i ragazzi di Alghero ripartono proprio dalle sonorità potenti dell'alt-rock all'americana per spingersi in testi più complessi vicini al cantautorato nostrano, affrontando temi della quotidianità a noi più prossima: quei vent'anni che non ci vogliono lasciare mai, energici ed esplorativi ma ponderati, crescita e fasi della vita, magari sofferenti, ma sempre costruttive. Il libero arbitrio come scelta di vita in Benjamin Button, la seconda traccia, o Je suis Figaro, dove il nome – prestito dell'opera di Rossini – è un escamotage per rappresentare una generazione di factotum che pur di non rassegnarsi alla “condizione contemporanea” (c'è crisi, grossa crisi) con gli occhi vuoti, aspetta speranzosa un futuro migliore.
Ho avuto il piacere di sentire i Mildred dal vivo e di scambiare due chiacchiere con loro, di assaporare l'energia e l'entusiasmo di chi raccoglie qualche meritato frutto dopo molto impegno. Meno dirty dei Verdena e sicuramente più italiani dei Nickelback, graffianti come i Valerian Swing ma meno internazionali. Le dieci tracce rispettano lo spirito della band: “Suoniamo assieme da tanto tempo e abbiamo sempre cercato di spaziare all’interno di quello che sentiamo essere il nostro sound”.
Che dire, pollice in su per questo secondo album di ricerca e sperimentazione.
Annamaria Quidacciolu