Hermetic – 2018
Hip Hop/Rap
Dopo essersi imposto nel panorama italiano come uno dei più dotati freestyler della sua generazione, e convinto la critica in quasi dieci anni di sodalizio con Dj Myke di non sapersi limitare alle rime da battaglia ma sperimentando di continuo lessici e sonorità diametralmente opposti rispetto alle tendenze del momento, il rapper romano Rancore torna col suo nuovo disco da solista intitolato Musica per bambini, giocando sul doppio significato di un genere che rischia di essere percepito come appannaggio di un pubblico adolescenziale e la necessità dell’artista di ritornare a uno stato di sincerità primeva, infantile. Un’urgenza incontenibile di alzare la voce fino a urlare – dichiarazione di intenti esplicitata già dall’incipit dell’album – come se Rancore dovesse chiamare se stesso per ritrovare le proprie coordinate, straniero in terra straniera, incapace di comunicare col mondo nel periodo storico in cui la capacità di produrre informazioni ha acquisito il suo massimo valore, mentre i cantanti devono saper vendere sé stessi ancor prima della musica.
Tarek (questo il suo nome anagrafico) ha deciso di definire il proprio stile dotandolo di una precisa identità, invece di lasciare ai giornalisti il campo delle categorizzazioni, battezzandolo “Hermetic Hip Hop”. Le sue strofe presentano infatti più strati di lettura e livelli di comprensione, come in Giocattoli, dove la voce narrante sviluppa il proprio rapporto tribolato con una ragazza identificandosi strofa dopo strofa nei feticci di Lei: un pupazzo, un rossetto e una sigaretta, passaggio finale all’età adulta e disincantata. Altro episodio emblematico è l’epico storytelling di Sangue di Drago, con Rancore capace di assumere i panni del bardo e di catapultarci all’interno di un poema fantasy-cavalleresco che si rivelerà essere un’allegoria delle tecniche di mistificazione che il Potere mette in pratica al fine di ingannare il popolo e soggiogarlo, creando gli stessi nemici dai quali verrà poi chiamato a difenderlo. Uno dei migliori pregi del disco, riflesso di una capacità notevole dell’artista, è quello di saper mescolare registri di differente levatura, scivolando sapientemente da una terminologia ricercata – quando non aulica o di matrice filosofica – al linguaggio della strada; tutto questo senza perdere mezzo punto di coerenza interna e di credibilità (prego, sentite il delirio lucido, postmoderno ed escatologico di Questo pianeta, e tenetevi una pagina di Google aperta per afferrare i molteplici riferimenti).
Spinto dal bisogno di gestire da vicino l’intero processo creativo dell’album, Rancore ha raccolto la difficile sfida di curare in prima persona gran parte della produzione musicale, avvalendosi del prezioso contributo di musicisti e produttori del calibro di 3D, Jano, Giancane e Marco Zangirolami. Il risultato è un sound tutto sommato coeso che attinge a tratti dal rock indipendente e in altri si sviluppa in arrangiamenti orchestrali (bisogna ammettere che la fisarmonica nel rap non viene utilizzata così di frequente) per arrivare a spunti quasi da horror movie OST in stile Carpenter. Lo sguardo è rivolto all’orizzonte d’oltremanica, verso quel grime che negli ultimi due anni si è definitivamente emancipato dallo status di fratello negletto del rap statunitense, tanto da aver folgorato superstar del calibro di Drake e A$AP Rocky, i quali vedendoci lungo hanno iniziato un percorso di collaborazione con i migliori nomi della scena inglese. In definitiva un album denso e complesso che ci restituisce un artista maturo, dotato di una visione e di una poetica sui generis nel panorama nazionale, meticolosamente dosate e raffinate pur mantenendo la propria intrinseca crudezza. Questa musica per bambini probabilmente non soddisferà chi cerca del semplice intrattenimento, ma di sicuro saprà convincere chi cerca delle canzoni con una prospettiva futura, concepite per durare nel tempo.
Jack Sparra