La Pioggia – Inverno / EP
Autoprodotto / 2017
Pop Rock, Indie, Alternativo


C'è qualcosa di moltheniana memoria fra le pieghe delle orme musicali lasciate sulla terra bagnata dalla pioggia che accompagna il lavoro della band cagliaritana La Pioggia, Andrea Cannucci e Giuseppe Aledda.
La vocalità riporta alla memoria Umberto Maria Giardini. La ritmica impatta alla perfezione sulla struttura dei pezzi, in bilico fra il delicato e lo struggente, con punte di malato che coinvolgono e catturano.
Il sentimento è presente, ma si evolve, distorce, quieta e poi esplode.
Un EP, Inverno, cinque brani, quattro originali e una cover: da ascoltare e riascoltare per fissarlo fra mente e cuore. L'elemento atmosferico ritorna, costante, a partire dal nome del progetto, declinato poi in Neve e Inverno, due delle tracce del lavoro che dallo scorso marzo ha conquistato la rete. Suonano in cuffia su spotify i brani dei La Pioggia, suonano e ti prendono al primo ascolto proprio come Neve, intro che sprofonda e attacco che illumina e poi stordisce in un moto musicale che richiama la vertigine. La neve che brucia, la neve che è nera. Inverno è malinconico crescendo sonoro che vola oltre il cantato. E poi ancora Le mie lacrime a contrastare, in termini Sorridere. Le mie lacrime sgorga fluida fra testo e note, il tema è quello del ricordo amoroso che non svanisce: di eterno abbiam solo le pentole. Sorridere esprime concetti ruvidi e chiari, nessuna paura di sorridere rispetto a ciò che è accaduto. E poi Vedrai Vedrai. Tenco è intoccabile. È monumento che ha raccontato storie che graffiano la pelle e l'anima. La voce prova a graffiare, danza poi sulla musica e s'appoggia ad un testo che spacca senza ritegno, pugno in piena faccia che difficilmente manca il bersaglio. Una versione diversa, che piace o non piace, impreziosita da un video con pochi filtri rispetto al messaggio proposto. Qualcosa da dire ce l'hanno i La Pioggia, artisti d'una musica che non scorre via veloce a fine temporale. Ma rimane. E permane.

Giovanni Dessole