Covid19, l'emergenza sanitaria è globale anche se i livelli di guardia sono diversi e gli accorgimenti per arginare la diffusione del virus variano da uno stato all'altro. Le restrizioni a discrezione dei governi sono più o meno severe riguardo al precipitare dei casi di contagio che, nel nostro mondo occidentale, salgono vertiginosamente ad ogni cambio dell'ora. Il mondo della musica e dell'entertainment, già dai primi giorni di questo infausto marzo 2020, è stato duramente colpito nel suo epicentro pulsante, quello dei live. Non importa si parli di grandi palchi, grandissimi festival o piccoli spettacoli nei club: i concerti dal vivo hanno subito un immediato, perentorio e sinistro stop. A partire da quello che è considerato il festival-evento-mediatico per eccellenza, il Coachella: il mega raduno programmato dal 10 al 19 aprile a Indio in California, è stato preventivamente e fiduciosamente postdatato a ottobre.
In Europa il team del Primavera Sound per il momento mantiene il silenzio stampa anche se i nostri vicini di casa catalani negli ultimi giorni hanno messo in atto serie misure contenitive nei confronti dei cittadini; il festival che ogni anno attira a Barcellona fino a 200mila presenze è a rischio annullamento, mentre il governo francese ha cancellato l'edizione invernale di Tomorrowland uno dei piu grandi festival di musica elettronica a livello europeo e che avrebbe dovuto aprire i cancelli proprio lo scorso weekend. Negli Stati Uniti la Live Nation, tra le più importanti associazioni sindacali per l'intrattenimento e i concerti, ha chiesto uno stop forzato per tutti i megalive previsti da marzo in poi e che vedono coinvolti band e artisti del calibro di Tool, Lynyrd Skynyrd, Kiss e Billie Eilish. E nel nostro paese a forma di scarpa che succede? Da martedì 10 marzo il governo ha abbassato fisicamente le saracinesche non solo nei luoghi di aggregazione al chiuso ma anche in quelli all'aperto, ovviamente cancellando tour, concerti, instore e firmacopie, dal live a San Siro alla performance di strada, ai concerti nei locali. Lo stop riguarda tutti, artisti italiani e stranieri, questi ultimi deviati in un percorso accidentato nel resto d'Europa, ma chissà fino a quando. Tornando a noi, per il momento finestre e balconi sono stati risparmiati dal lockdown, lasciando fiorire (è proprio il caso di dirlo) flashmob musicali a tema patriottico freestyle/corale nello scorso fine settimana. Il successo dell'iniziativa, anche se ha per un attimo rallegrato quello che per molti italiani è il momento più bello della giornata (ovvero l'ora dell'aperitivo), non potrà sicuramente sopperire ad altre mancanze soprattutto nella popolazione amante dei concerti, i tanti malati di festival e in generale tutti coloro che si erano accaparrati i biglietti per i grandi eventi della primavera estate 2020. Molti artisti e band nostrani, in questa prima delirante settimana di lockdown si sono messi in contatto con i fan tramite gli account social e hanno regalato showcase in streaming direttamente dall'isolamento delle loro tenute. Il messaggio è unanime e positivo, #andràtuttobene: anche noi incrociamo le dita e ci aggiorniamo presto con upcoming news, riflessioni e... magari info sui rimborsi.
Joveline
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