Jason News

di Marcella Muglia

Joker, il film di Todd Phillips, è arrivato al cinema ieri – 3 ottobre – dopo la proiezione del mese scorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia con otto minuti di standing ovation e Leone d’oro.  
A indossare i panni dell’antieroe per eccellenza, nato dalla collaborazione tra Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson, troviamo il bravissimo Joaquin Phoenix, che ripercorre (ma sarebbe meglio dire percorre per la prima volta!) le origini del cavaliere oscuro: scopriremo quindi come e perché Arthur Fleck sia diventato il cattivo folle e spietato Joker.



Nessuna ambientazione gotica o patinata stavolta per Gotham City: la vita del nostro reietto preferito viene raccontata nell’ambiente urbano degli anni ‘70 e ‘80 in una metropoli che ricorda la New York di “Re per una notte” e “Taxi Driver” di Scorsese (che tra l’altro doveva essere il produttore del film). In scena le tragiche vicende del clown che sogna di sfondare nel mondo della stand-up comedy, ma come è noto le cose prenderanno un’altra piega.
Negli Stati Uniti si teme il peggio dopo il fatto tragico del 2012 in cui il 24enne James Holmes sparò sulla platea uccidendo dodici persone e ferendone più di settanta, durante l’anteprima de Il Cavaliere oscuro al Century Theatre di Aurora in Colorado, al grido “I’m Joker”; dunque ora c’è massima allerta con la polizia fuori dalle sale per paura di emulazioni e sparatorie. Le famiglie delle vittime di quella tragica giornata hanno scritto una lettera alla Warner Bros (i distributori del film) chiedendo di sostenere l'approvazione di nuove leggi che regolamentino la vendita delle armi, e sempre negli States il film resta vietato ai minori di 17 anni, in Italia sotto i 14, in Germania sotto i 16 e in Spagna addirittura sotto i 18. Inutile ricordare che questo tipo di veto incuriosisce gli adolescenti più che allontanarli e probabilmente farà parte del marketing e della promozione del film.



Ma al di là delle polemiche e delle divisioni, questa pellicola racconta di come la sofferenza diventi follia, cosa che non era possibile fare attraverso un personaggio impacchettato come Bruce Waine per esempio, d’altronde si sa che i cattivi godono di quel fascino o addirittura simpatia in più, almeno per noi dell’area underground. A questo proposito ci sarebbe da raccogliere un’enciclopedia di estetica del cinema e in generale dell’arte, mai scritta ma sempre dibattuta, perciò le parole di Phoenix appaiono meno scontate di come dovrebbero: “Non penso che sia responsabilità di un regista insegnare al pubblico la moralità o la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”. 
Buona visione

Marcella Muglia







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