Per tanti è stato spiazzante che uno show della Rai si dedicasse a un personaggio politically uncorrect come Fabrizio De André. #PrincipeLibero
Sembravano ormai lontani i tempi in cui gli sceneggiati creavano discussione e schieramenti a suon di diatribe e influenzavano addirittura i costumi di un'epoca.
Alla televisione si vedevano due canali e l'Italia in bianco e nero si beava avidamente delle immagini in movimento trasmesse dalla Rai. Ere fa... Ma si sa la storia è fatta di corsi e ricorsi, specie di ricicli! Siamo tornati più o meno allo stesso punto con Netflix e le serie tv che per ogni stagione tengono alto il livello di attenzione di migliaia di italiani in streaming. Serie americane, quanto meno scandinave, inglesi, francesi. Ma che succede se lo sceneggiato è 100% made in Italy e soprattutto ha l'obbiettivo di ricostruire la storia, la vita di un leggendario artista come Fabrizio De André? Principe Libero, la fiction prodotta dalla Rai, lanciata come teaser a gennaio in alcuni cinema sparsi per la penisola, è andata in onda in due puntate lo scorso 13 e 14 febbraio e ha ottenuto ascolti record, stracciando pure la Champions League, ma soprattutto ha scatenato un appassionato dibattito in rete, come raramente capita riguardo un prodotto del genere.
Sarà che Faber è Faber, e tutti ci siamo sentiti un po' toccati – tra i fanatici e simpatizzanti – dal fatto che un cantautore dalla vita un pochino alternativa venisse immortalato in una fiction sulla rete ammiraglia. Per tanti è stato spiazzante che uno show della Rai si dedicasse a un personaggio – in senso cinematografico – un tantino sopra le righe, politically uncorrect. Questo era De André, oltre a essere autore e poeta struggente, oltre a essere autore di tanti capolavori indimenticati era un vero outsider, un anarchico dichiarato, tanto che venne sospettato di terrorismo negli anni di piombo e spiato dal SISDE. Nello sceneggiato, secondo i detrattori, tutta la questione viene abilmente sorvolata puntando sul tormento personale – non meglio identificato – del protagonista.
Altrettanto veementemente è stata criticata la scelta di relegare la musica in sottofondo privilegiando il tormento di cui sopra. Ancora, a molti utenti non va giù che Luca Marinelli, l'attore che interpreta Faber, abbia (sacrilegio!) una leggera cadenza romana anziché genovese. Allo stesso modo una consistente percentuale di telespettatori ha difeso a spada sguainata il racconto Rai, impeccabile nel toccare le corde sentimentali giuste. Scontri a non finire, ma sotto l'hashtag #Principelibero.
Joveline