"Il Living Theatre può essere fatto solo dal Living Theatre".
CATHY MARCHAND - OLTRE IL TEATRO
Cominciamo questa storia che si dipanerà tra le righe di Oskenè con una frase del controverso Pier Paolo Pasolini, vecchia conoscenza di uno degli ultimi membri del Living Theatre, la francese Cathy Marchand. È dedicato a lei questo nostro spazio, alla sua vita, alla sua avventura di teatro, e al suo sogno.
Un sogno che inizia, quando giovanissima entra a far parte del Living dopo una formazione classica con il regista Jean Louis Barrault e un sogno che si intreccia con gli ideali anarco-pacifisti dei suoi fondatori: Julian Beck e Judith Malina.
Il loro incontro avviene nel '78 a Parigi, quando la Marchand aveva 20 anni e in un momento criptico dell'esistenza dei coniugi Beck/Malina: esiliati in Europa e costretti ad un nomadismo che durerà dal '75 all' '83.
Ma che cos'è il Living Theatre?
Provare a definire concettualmente, in poche righe, il Living Theatre (alla lettera Teatro Vivente) è un'impresa assai ardua, questo perchè in 40 anni circa di attività ha regalato i prodigi e le rivoluzioni migliori di tutto il novecento; ma non è un'impresa impossibile: sicuramente possiamo parlare di un movimento teatrale che abbracciava un impegno politico, rivoluzionario non violento, del gruppo più comunitario che sia mai esistito!
La loro formula era quella di vivere nell'utopia realizzata nella vita e nell'arte, operando costantemente nella realtà quotidiana e personale scegliendo il teatro come tramite per un'avventura non solo teatrale... tanto da legarsi alle esperienze delle altre avanguardie artistiche e letterarie che nascevano in quegli anni in un'America che guardava all'Europa (sto parlando del Black Mountain di John Cage e delle sue esperienze musicali, dei Beatnik, dell'action painting e del Fluxus).
Sono gli anni '50, il Living si presenta come una rara comunità anarchica di lavoro, abbandona gli edifici teatrali per riversarsi nelle strade, nei manicomi, nelle fabbriche, davanti alle carceri: i loro spettacoli sembravano qualcosa a mezza via fra la manifestazione politica e la processione, dove il pubblico veniva coinvolto attivamente. I loro interventi rappresentavano un momento di riconoscimento collettivo attorno a determinati valori e oggi possiamo dire che quello che ha fatto il Living era azione politica fino in fondo ed era teatro fino in fondo.
Si spalancarono alla vita, alla politica, crearono "scomodità" nella New York del periodo e vennero censurati, incarcerati, perseguitati fino all'esilio in Europa. Ora Cathy parla a noi, a distanza di decenni si racconta, tracciando momenti vividi e cruciali del suo vissuto, come in un flusso automatico ricco di oralità:
"Il Living Theatre è stata per me una vera revolution di vita, avevo appena vent' anni e tutto quello che avevo appreso in teatro con Jean Louis Barrault venne spazzato via in una notte in Germania dove provavamo il mio primo vero spettacolo "Masse Mensch" di Ernst Toller e dove mi lasciarono sola in una stanza a creare il personaggio dell'operaia. Io, abituata a creare e a muovermi sempre e solo con la "presenza" del regista, fui veramente provata da questa esperienza e una notte decisi anche di fuggire e salutare il Living... ma la curiosità che mi caratterizza mi disse che stavo vivendo qualcosa di importante.
Nell' 80, per la prima volta a Praga, arriva la vera rivoluzione con lo spettacolo Antigone e la mia Ismene, spettacolo allestito in clandestinità.
Fu il mio battesimo nel gruppo Living e da lì in poi portammo la bella rivoluzione teatrale e anarchica di città in città e di paese in paese: era un sogno che si realizzava. Questo sogno si interrompe con la morte prematura di Julian Beck durante la creazione di "Archeologie of Sleep" a Nantes.
Da lì in poi ho capito quello che ha dato il Living al Teatro... la forza propulsiva di un utopia che si faceva realtà per centinaia di persone che seguivano i nostri spettacoli da New York al paesino della Puglia, poco importava, la rivoluzione era lì senza settarismi né èlitè.
Noi eravamo con la gente a gridare di aprire la mente e di svegliarsi dal sonno; ed è per questo che io continuo incessantemente a portare avanti La Chiave-Living, non per rifare il Living ma per dare la possibilità alle nuove generazioni di sfidare e sfidarsi e cercare nel teatro il "vivente" per poter cambiare lo stato delle cose!
Tutto ciò è di estrema attualità, anche oggi è importante fare teatro per svegliare coloro che “dormono” e il non fermarsi alla superficie ma andare in profondità per trovare sempre l'uomo-divino che è l'attore "Theandric". (titolo dell'ultimo libro di Beck ndR.). Il living eredita da Antonine Artaud la contestazione nei confronti del teatro commerciale e istituzionale, e Artaud è stato la mia "cura omeopatica" per affrontare il dolore devastante della perdita di mia madre. In "Mysteries" sono stata costretta brutalmente da Judith Malina a prender parte allo spettacolo "nell'esercizio della peste" e ciò mi ha devastato: ho sentito per la prima volta il dolore mostruoso che Artaud descrive nei sintomi di questa malattia.
Poi ho approfondito la folie, anche questa una chiave importante per vivere il teatro in un modo totale. Ogni sera rappresentavo la "mia peste" come una catarsi. Ti racconto un piccolo aneddoto: eravamo a Milano, al teatro Pierlombardo, uno spettatore salì sul palco, mi prese e mi portò via ripetendomi di non morire in questo istante capii come il lavoro sulla morte fosse stato assorbito in un atto creativo, la mia morte si era compenetrata nella visione di Artaud. Lo spettacolo che ho più nel cuore però è il mio debutto nell' Antigone a Praga... è stato un battesimo molto forte. Noi non dovevamo essere lì perchè avevamo un visto di transito, ma venimmo contattati da Vaclav Havel (futuro presidente e attivista contro il regime socialista) che all'epoca era in carcere: fu emozionante e terribilmente angosciante perchè da un momento all' altro potevamo essere arrestati ed io avevo solo 20 anni.
La vita è stata un po' magica con me e gli incontri si sono susseguiti in modo straordinario... qualche anno prima della mia entrata nel Living, Pierre Clèmenti attore francese, amico del Living e di Pasolini (aveva girato Porcile) mi portò all'incontro con Sergio Citti con il quale subito si era creata una bella amicizia tanto che mi chiese di partecipare al film Casotto con l'interpretazione di un personaggio, Ketty, che Vincenzo Cerami creò su di me. Citti voleva per Casotto anche Julian Beck (che io ancora non conoscevo) ma Julian non accettò. Un'altro magico incontro è stato quello con Allen Ginsberg e Gregory Corso "le clochard celeste", i Beat che ho conosciuto, non nella New York degli anni '60 ma molto dopo... in quell'occasione sono stata invasa da una magnifica sensazione di libertà e ho solo potuto immaginare cosa doveva essere vivere con i poeti Beat negli anni che hanno cambiato la storia della poesia e della letteratura parlando di droga, sesso libertà e viaggi."
Dall'84 Cathy comincia a lavorare en solitarie in Europa trasmettendo la sua conoscenza alle nuove generazioni. Ricordiamoci che atti e azioni estreme e violente come quelle del Living sarebbero necessarie attualmente: atti "violenti" a sostituire mera violenza; quotidiana, strumentalizzata e insensata.
Francesca Buffoni
ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 14 - LUGLIO 2015