Sotterranea

DI MARY JO INTERMONTES CHERCHI

Howard Phillips Lovecraft



Cari lettori, incredibile, siamo già giunti al secondo appuntamento con i polverosi reperti cartacei! La direzione generale ha, a quanto pare, riconfermato la rubrica e la nostra trovata. Quale? Quella di ricordarvi di leggere i libri! Non vi dicevano sempre i professori l'ultimo giorno di scuola di non dimenticare di leggere almeno un libro? Noi non siamo da meno.
È da un pezzo che avete terminato gli studi? Probabile, ma in ogni caso non avete dimenticato di certo che l'estate è la stagione dei brividi per antonomasia. Non sto parlando di quelli glaciali del primo tuffo a candela dal vostro scoglio preferito e nemmeno quelli che il Cupido balneare è pronto a regalare ai romanticoni indefessi no... qualcuno di voi mi ha già capito: l'estate è la stagione in cui per un'arcana congiunzione astrale il terrore, l'orrore e il raccapriccio seducono e circuiscono facilmente anche le menti più razionali, come uno sciame di falene che si rovescia sul tavolo in cucina all'ora di cena insomma. Avete capito allora, che in questo numero la nostra rubrica letteraria si dirigerà forsennatamente lungo quella famosa autostrada infernale entrata ormai nei modi di dire e nei quiz di cultura generale.
In questa puntata vi presentermo un luminare della materia, anzi un mito, cresciuto a dismisura all'ombra di citazioni musicali -soprattutto metallare-, cinematografiche, televisive... un uomo superato abbondamentemente dalla sua fama, e consegnato al futuro, con la curiosa attenuante dell'oscurità.
Del nostro protagonista infatti, si può proprio dire che per quanto siano famosi il suo nome e le sue opere, tanto poco e male è conosciuta la sua storia. Ci proponiamo di farci largo tra le sue tantissime composizioni e le sue avventure personali proprio ora. Certo senza la benchè minima pretesa di essere esaustivi ma con l'illusione di fargli un gradito omaggio, a lui e anche ai suoi lettori – fan. Tanto lo siamo tutti no?
Howard Phillips Lovecraft tanto per cominciare non è un autore dell'Ottocento rurale, non è un contemporaneo di Edgar Allan Poe (altro gigante della letteratura horror, l'unico a quanto pare con cui possa gareggiare in fama) e sebbene sia nato negli ultimi anni di quel secolo è un figlio della modernità americana industriale. Anzi, della moderna borghesia bianca statunitense. Un erudito nobiliare senza titolo, ma di diretta discendenza stellare.
HP naque a Providence, famosa cittadina del Rhode Island, figlio unico di una famiglia benestante e sfortunata. Da bambino pare fosse un nerd appassionato di letteratura, e scienza (chimica ma non alchimia) storia e astronomia (ma non astrologia, di cui fu un convinto detrattore), leggende druide, arte, architettura e fantascienza, sebbene ancora il genere fosse ancora piuttosto acerbo. Howard, figlio unico ma fornito di una parentela tentacolare, visse un'infanzia abbastanza malandata rimanendo vittima a soli dieci anni di un non meglio identificato esaurimento nervoso.
Strano in un bambino così piccolo, ma del resto pare che la madre, molto apprensiva, gli suggerisse subdolamente di stare in casa, in quanto troppo brutto per mostrarsi al resto del mondo.
Nonostante i dolori giovanili pare però che Howard fosse incredibilmente attratto da mille interessi, coltivando l'arte della saggistica e della poesia sin da piccolo e dandosi da fare anche come giornalista scientifico, scrivendo lettere a tutte le riviste di settore del paese e venendo spesso pubblicato: a sedici anni, nel 1906, dichiara allo Scientific American di avere salde prove sull'esistenza di un ulteriore pianeta nel sistema solare (si trattava di Plutone); intrattiene una vastissima corrispondenza con scrittori e giornalisti più o meno noti dell'epoca, e inizia, influenzato dalle sue passioni e da alcune opere contemporanee, la sua produzione horror e fantasy, anche se poco di quel periodo è sopravvissuto per i posteri.
Pare che la madre non apprezzasse la prosa, ritenendo per Howard fosse più consono il ruolo di poeta, per cui il ragazzo decide di distruggere tutti i manoscritti: nel frattempo molla la scuola per non meglio identificati "problemi di salute". Come se non bastasse la signora Lovecraft gli impedisce pure di arruolarsi come volontario durante la Prima Guerra Mondiale, costringendolo a stare in casa... per molti anni gli unici contatti che Howard avrà con il mondo esterno saranno quelli epistolari e giornalistici. Ed è proprio grazie ai suoi saggi arguti e appassionati che stringerà dei forti sodalizi con colleghi scrittori o aspiranti tali.
Nello stesso periodo inizia la sua carriera di ghost writer ante litteram e di correttore di bozze, che porterà avanti per tutta la vita, e pubblica il suo primo racconto fantasy, Dagon: una storia di ispirazione mitologica, dove la veridicità delle parole del narratore viene continuamente messa in discussione da abili sotterfugi narrativi; lo stile è allucinato e onirico, il finale aperto. Forse troppo moderna per i tempi, la novella viene rudemente criticata dai lettori contemporanei ma segna un cambio di rotta nella vita monotona del solitario di Providence: un anno dopo passa la prima notte fuori di casa -a trentun’anni- ospite a Boston di un congresso di scrittori dilettanti, che nelle sue lettere descrive come un evento irripetibile e di cui è estremamente orgoglioso.
Qualche mese dopo conosce la sua futura moglie, una vedova ebrea di origine russa, Sonia Greene, con cui stringe un'amicizia -ovviamente epistolare- che si trasforma in amore solo dopo le ripetute avances della donna che va addirittura a trovare il giovane misantropo a casa. Disinibita e molto pratica la newyorkese Greene è più vecchia di lui di sette anni, ha già una figlia adolescente e delle frequentazioni importanti alle spalle. Pare abbia avuto un flirt con il negromante e scrittore cult Aleister Crawley e alcuni critici tengono particolarmente a vedere un influenza del suddetto nella successiva produzione di Lovecraft, in special modo nella mitologia del Necronomicom, il famoso libro dei morti che porta alla pazzia chiunque lo legga.
Leggenda o verità, il sole comincia a fare capolino nella vita di Howard; dopo la morte della madre (tra l'altro nella stessa clinica dove a suo tempo era deceduto anche il padre) lo scrittore viaggia per gli Stati Uniti, va a trovare la sua fidanzata a New York e scrive senza sosta. È in questo periodo che inizia il periodo d'oro dell'autore, anche grazie alla nascita di una rivista che rivoluzionerà il genere fantasy e horror, "Weird Tales" di cui in breve tempo diventerà una firma di punta. Scrive racconti che diventeranno classici come “Herbert West”, “Rianimatore”, e “La città senza nome”, e il famoso illusionista Harry Houdini gli commmissiona un articolo che verrà pubblicato a suo nome su Weird Tales. "Sotto le Piramidi" è un'avventura all'Indiana Jones che i lettori americani si bevono come realmente vissuta dal divo in una delle sue tante spedizioni.
Intanto Lovecraft si sposa e si trasferisce nella Grande Mela, frequenta letterati e persone a lui congeniali ma ben presto le sue fobie, la sua sociopatia latente e soprattutto il suo razzismo di classe gli fanno mal sopportare la vita della metropoli. Dalle sue lettere si evince una evidente stizza e insofferenza per gli abitanti della città, una sgangherata Babele popolata di varie etnie, alcune decisamente poco antropomorfe. Le sue opere del periodo secondo alcuni critici lasciano intendere una particolare avversione per gli incroci, i meticci, i "mezzosangue", i neri, gli ebrei.
Forse per i lettori contemporanei questo lato dello scrittore potrebbe risultare leggermente politically uncorrect, ma questo per HP è l'ultimo dei problemi, il primo è sempre quello monetario: precario a vita, quando anche sua moglie perde il lavoro, il richiamo della vecchia Providence si fa sempre più insistente. Dopo aver divorziato da Sonia nel 1928 torna nella sua città e va a vivere con una delle sue vecchie zie: scrive alcuni dei suoi capolavori del cossiddetto ciclo di “Cthulu”, come “La Maschera di Innsmouth” e “Le montagne della follia”, ma non ottiene né il successo che meritava né una vera sicurezza economica... negli ultimi anni una crescente sfiducia nelle sue capacità lo porterà ad abbandonare definitivamente i suoi mostri personali per dedicarsi più prosaicamente all'editing di opere altrui. Muore nel 1937 per un tumore all'intestino lasciando tanti inediti e un'impressionante mole di lettere. Solo dopo quarant’anni, nel 1977, HP avrà una lapide tutta sua nel cimitero di Providence, grazie alla colletta di un gruppo di fan.

Mary Jo Intermontes Cherchi

Luglio 2015









Carrello

#EssiVivono