O-skenè


Cambiamo rotta in questo numero della nostra rubrica... dopo aver traghettato attraverso gli obiettivi di alcuni dei videomaker più noti approdiamo sulle sponde della nona arte.




Comics, manga, bande dessinèe chiamateli come volete ma non potevo farmi scappare un' intervista ad Antonio Lucchi, meglio conosciuto come preistorico battitore di pelli della band punk rock più longeva della nostra scena, i Rodeo Clown, oggi disegnatore per Edizioni Star Comics. Via con le domande..

Immagino che come tutti in tenera età immergessi la faccia per ore tra le avventure di carta, com' è nata la fiamma che ti ha spinto in seguito verso la strada del fumetto?

Immagini bene!
Da subito come tutti i bimbi ho iniziato a pasticciare coi pennarelli tonnellate di carta.
Leggevo Topolino, i supereroi e cercavo di riprodurli. Alle elementari poi conobbi Dylan Dog e quella fu LA folgorazione.
Topolino lo leggevo per divertimento, i supereroi perchè erano fighi e disegnati da paura ma le storie quasi non le leggevo;

Dylan mi fece capire che c'era anche un altro tipo di fumetto, più adulto, che oltre ad intrattenere poteva anche far riflettere e commuovere.
Il fumetto è un'arte speciale. Unisce il disegno alla scrittura e praticamente con niente, bastano carta e matita, ti permette di raccontare storie.
E' di una bellezza disarmante. Poi ti interessi, studi e scopri che c'è dietro un lavorone mica da ridere.


Che tipo di formazione hai avuto e quanto ti è servita?

Grazie ai miei genitori che mai si sono opposti a questa mia passione, ho potuto frequentare l'Istituto d'arte di Sassari.
Ho scelto il ramo di grafica e fotografia e il destino volle che neanche entrato partisse l'autogestione con una classe dedicata proprio al fumetto!
Una bella esperienza che ci portò a stampare due riviste autoprodotte piene di fumetti scritti e disegnati da noi.

La scuola è stata ottima per l'atmosfera che si respirava e per alcuni professori davvero in gamba. Purtroppo non si studiava anatomia.
Dopo il servizio civile ho lavorato per quattro anni come grafico, per poi decidere di mollare tutto e andare a Roma per studiare grafica 2D/3D per Videogame presso l'AIV. Questa è stata la svolta.
Ho imparato tanto sulla grafica digitale ma soprattutto ha messo in moto tutta una serie di cose che mi hanno portato dove sono ora.


Com'è nata la collaborazione con Paolo Barbato e come ti sei ritrovato a lavorare con la sceneggiatrice del cultissimo Dylan Dog?

Un sogno che si avvera!
Mai avrei immaginato, quando a scuola leggevo di nascosto le sue storie, che un giorno avrei collaborato con lei, men che meno ad un progetto tutto suo che resterà nella storia del fumetto Italiano, di questo son sicuro.
Tutto è nato dal post che lessi su facebook, col quale cercava disegnatori per un progetto online. Mi proposi e andò bene.

Lavorare sulle sceneggiature di una tale professionista non ha prezzo per chi come me era ancora un wannabe.
Paola chiede molto al disegnatore, descrive ogni più piccolo stato d'animo dei personaggi ma riesce a trasmetterlo in un modo che lo senti sulla pelle e questo aiuta a restituirlo sulle tavole.
"Davvero" ora, per chi l'ha vissuto dall'interno, è più di un fumetto, è una famiglia allargata nella quale ho avuto modo di crescere come disegnatore, grazie alle sceneggiature di Paola e alla supervisione di Matteo Bussola e ai tanti consigli di professionisti affermati come Lola Airaghi e Alessandro Poli.
La cosa più bella dal lato umano è però il gruppo di amici che tra serate goliardiche su facebook e bevute alle fiere, si è creato e saldato sempre più.
Questo è il vero valore aggiunto di questa esperienza.


Prima di entrare a far parte del cast di "Davvero" i tuoi personaggi erano, diciamo, più "evil", raccontaci delle altre collaborazioni.

Si, io sono da sempre amante del Horror e il destino (ancora una volta) ha voluto che il mio primo lavoro a fumetti pubblicato fosse di genere Horror.
Stavo ancora a Roma quando presi, controvoglia, la decisione di provare a vedere come fosse questo Facebook di cui tanto si parlava.
Dopo giorni di cazzeggio su farmville iniziai a mettere online le tavole di un fumetto disegnato per un concorso e alcuni studi di mostri.
Mi contattò Paolo Di Orazio, scrittore Horror di culto e tra i fondatori della leggendaria rivista "Splatter" fucina di grandi artisti come Brindisi, De Angelis, Soldi, solo per citarne alcuni. Mi disse che stava lavorando ad una nuova rivista e se fossi interessato a parteciparvi...
Non ci volevo credere, nacque "Shinigami" e con essa arrivò la mia prima pubblicazione sul numero uno, su testi dello stesso Di Orazio, cui seguì quella sul terzo e purtroppo ultimo numero. Devo molto a Paolo... e facebook è un mezzo potentissimo se usato correttamente!
A cavallo dell'avventura su "Davvero" poi ho avuto l'onore di partecipare al webcomic Noir di Emiliano Longobardi, "Rusty Dogs", io cacchina tra tanti mostri di bravura.


Facendo un viaggio all'interno di un fumetto, in che ambientazioni ti vorresti trovare?

Non ci sono tante ambientazioni accoglienti, ehehe, succedono sempre cose spiacevoli anche se poi si risolvono, nella maggior parte dei casi.
Mi affascina da sempre il fantasy, ecco forse un bel viaggio alla Signore degli Anelli. Qualcosa che giochi con la fantasia.
Che della realtà ne ho piene le scatole.


Quale sarebbe la sceneggiatura ideale da rappresentare in base alle tue inclinazioni?

Chi vede il mio tratto propende per farmi disegnare storie oscure, fosche, ma anche con una forte componente d'azione.
Ma paradossalmente sono un romantico sognatore per cui mi piacerebbe tanto realizzare una storia che liberi completamente la fantasia, che sfrutti al massimo il potere delle immagini e che parli di cose di tutti i giorni ma filtrate dalla lente del sogno.
Se mai riuscirò a creare qualcosa di interamente mio, non mi interesserà raccontare la realtà per come la vediamo tutti i giorni.


E' importante l'identificazione del lettore all'interno di una storia raccontata, come mai inizialmente Davvero è stato sottovalutato?

Credo che le critiche mosse inizialmente a Davvero fossero essenzialmente legate al tipo di progetto e non alla storia che veniva raccontata.
Tant'è che dopo poco si sono afflosciate e chi ha continuato nella lettura è finito per affezionarsi talmente tanto ai personaggi da scagliarsi contro di loro se facevano qualcosa di sbagliato o emozionarsi per un bacio. Tutto il resto son state polemiche dettate da invidie e frustrazioni personali.


Grazie Antonio... l'ultima parola a te...

Leggete Davvero, Rusty Dogs e Sprawl che vi allungano la vita.
E se avete una passione non mollate...
va bene la fortuna, ma se non ci credete forte le cose da sole non capitano ;)
E ora basta con ste cose strappalacrime, ahahaha!!


Francesca Buffoni

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 10 - GIUGNO 2013

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