Interviste

DI DANIELA DARK

“La forza delle mie idee/ha la forza di un pugno in faccia/a chi me le ha negate/ha la forza di una lotta più dura...”



“La forza delle mie idee/ha la forza di un pugno in faccia/a chi me le ha negate/ha la forza di una lotta più dura/ed un fascino ancora più grande/di due guantoni da boxe”. Scriveva così, nel brano “Boxe”, dall'omonimo album dell'88, Federico Fiumani fondatore e frontman dei leggendari Diaframma. Lo abbiamo incontrato, in occasione del Du'festival di Bauladu, dove si è esibito proprio con i Diaframma e ci ha svelato come, la forza delle sue idee, lo abbia portato a calcare per tanti anni i palchi e la scena underground.

Ciao Federico, 30 anni di Diaframma e una carriera ricca ma non priva di momenti difficili, vuoi raccontarci la storia del gruppo e in generale della scena Wave italiana degli anni '80?

La mia, la nostra è una storia molto lunga ma anche molto semplice: inizia ai tempi del liceo sull'onda della wave, del punk, del dark, e ci piaceva molto! Suonare era cercare di dare un senso alla nostra vita e l'abbiamo sempre fatto con tenacia e impegno. Abbiamo iniziato in un periodo in cui nascevano gruppi come Litfiba, Neon, Punkow e con i quali si è un po' formata la scena fiorentina. Ci son state circostanze favorevoli: locali, etichette discografiche, bravi manager che hanno fatto in modo che Firenze diventasse nella prima parte degli anni '80 la capitale del rock italiano. Inoltre, anche la stampa specializzata ci ha dato una grossa mano dando credibilità alla scena. Senza internet, i dischi e le radio libere erano le uniche possibilità. Iniziammo quindi a suonare un po' ovunque e avere un riconoscimento ufficiale. Niente che potesse farci cambiare stile di vita; dire "faccio solo il musicista" ai tempi era impossibile e fu motivo del primo scioglimento del gruppo dopo l'album Siberia. Io invece, ci credevo davvero e mi misi a fare tutto da solo, avevo motivazioni diverse: non volevo lavorare, non volevo regalare la mia vita così a caso, volevo solo suonare. Quindi tutti gli anni '90 faticai molto però sono andato avanti e ora ho una buona band, mi diverto molto e raccolgo quel che ho seminato.

Hai citato prima i Neon e i Pankow: con Marcello Michelotti e Alex Spalck (rispettivamente voce dei Neon e dei Punkow) hai collaborato nel vostro ultimo album “Preso nel vortice”, oltre a loro nel disco hanno suonato Gianluca De Rubertis ( Il Genio), Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa, ex Afterhours) Max Collini (Offlaga Disco P ax)... tutti personaggi della musica indipendente italiana: quanto è importante per te lo scambio artistico?

La cosa fondamentale è che mi piacciano come persone! Gianluca è un bel personaggio, mi piacciono molto Il Genio, Alessandra è stata la mia fidanzata ai tempi di “Pop porno”( Alessandra Contini, voce e basso de Il Genio, ndR)! C'è un legame affettivo particolare con loro. Enrico Gabrielli è molto bravo. Per quanto riguarda Marcello Michelotti e Alex Spalck son dei vecchi amici, hanno la mia età. Più che altro con loro mi ha stimolato molto il fatto che li ho fatti cantare in italiano, dato che hanno sempre cantato in inglese. Avevo un pezzo, mi sembrava un pezzo dei Neon e volevo farlo cantare in italiano da Marcello; avevo una strofa in italiano e mi piaceva pensarla cantata da Alex Spalck e lui l'ha cantata... tutto qua!

Hai dichiarato svariate volte che da ragazzo la musica era la tua unica ragione di vita in quanto ti sentivi a disagio, diverso dagli altri e con un'interiorità triste, non t'interessavano gli studi, c'era la musica come salvezza e parli di questo anche nella canzone “Ho fondato un gruppo”, di “Preso nel vortice”; cos'è rimasto di quel giovane Federico Fiumani e di cosa si è arricchito il Fiumani uomo?

La musica mantiene giovani, l'approccio è sempre lo stesso! Penso che l'artista sia una persona molto vicina alla propria anima, perchè deve comporre, in sintesi penso che se fai quello che ti piace mantieni una parte di giovinezza dentro di te. Quindi io sul palco mi diverto molto, mi sento senza vincoli e penso sia una buona regola per rimanere giovani dentro ma anche abbastanza fuori!

Per quanto riguarda i videoclip, penso per esempio a quello di “Altrove”, ma anche quello di “Siberia”, e quello molto intenso “Paternità”, a chi vi siete affidati, da dove nascevano le idee?

Quello di “Altrove” nacque un po' per caso, quando lo facemmo era più un esperimento! I videoclip all'epoca non avevano diffusione, non esisteva Videomusic, Mtv... ancora non esisteva niente. Capitava che un regista al quale piaceva la nostra musica ci proponeva di fare un video e la cosa nasceva un po' così. Poi negli anni abbiamo cominciato a conoscere un po' di registi appassionati di musica: conoscemmo così Francesco Fei che ha girato il video di “Siberia”,” Gennaio” e “Paternità”. Questi video sostanzialmente son nati dal caso, dalle amicizie, dalle passioni in comune, dalle affinità intellettive e dai gusti musicali simili.

Con la prima formazione dei Diaframma, con alla voce Nicola Mannini, eseguivate la cover dei Joy Division “Ceremony”. Personalmente, sento la loro influenza in alcuni vostri pezzi, ma penso anche all'evocazione del titolo ”Dead souls” in “Anime morte”- dall'album “Niente di serio”- quanto ha contato e significato per te la figura di Ian Curtis?

All'inizio c'ispiravamo molto ai Joy Division. Ian Curtis era uno che puntava molto nell'importanza dei testi, uno che metteva molto di sè stesso nelle liriche e cercava nella musica realmente una via di espiazione, di purificazione, di espressione; cercava di dare voce al suo inconscio, alle sue problematiche, alle sue nevrosi... forse le ha sublimate con l'arte. “Anime morte”, oltre ai Joy Division, cita il racconto di Gogol' “Le anime morte”.

Nel testo di “Ridendo”, a un certo punto dici: "Perché non andiamo a immolarci al centro di Sassari?/O stare in cima agli aeroplani nel cielo di Cagliari"; vuoi spiegarci un po' questo criptico riferimento?

E' un pezzo del '92, suonavamo parecchio in Sardegna in quel periodo, amavo molto suonarci, e tutt'ora mi piace molto, quindi la omaggiai con queste parole.

Rimaniamo in Sardegna... Come ti sei trovato al Du' festival di Bauladu? Che ne pensi di questa realtà?

Sono ragazzi giovanissimi e volenterosi che stanno facendo una cosa più grande quasi del loro paese, hanno dei grossi meriti. Mi son trovato molto bene, bella situazione, bell'anfiteatro, bell'impianto, bel palco e soprattutto pubblico competente, perchè sai 700 persone può anche essere un pubblico casuale che non gli frega niente, invece 700/1000 persone attente non è che in tutta Italia le trovi facilmente, e in più disposte a pagare per vedere il concerto... (ride)
C'è da essere più che soddisfatti quindi onore al merito a questi ragazzi!

Grazie Federico per la tua disponibilità e buona fortuna per tutto.

Grazie anche a voi, ciao!

Daniela Dark

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO 14 - LUGLIO 2015

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